Z - ZEFIRO TORNI?

di stefania bambace.


Stefania BAMBACE
Data: 13-02-2025
LABORATORIO DI SCRITTURA – LETTERA Z2

ZEFIRO TORNI?

Come è tediosa questa bonaccia.
Un perimetro quotidiano sempre uguale, pareti bianche ravvivate da qualche quadro e foto che incorniciano tempi passati.

Il pensiero, nel suo allenamento costante, fa anche oggi la conta di tutto il bene che mi ha alleggerito la vita, affinché la monotonia non schiacci la gratitudine.

Ma l‘aria è viziata qui dentro ed io attendo che Zefiro torni.

Aria. Vento. Respiro. Vita.

Così intenti ad inspirare ed espirare una moltitudine di cose, materiali ed immateriali, avidamente, freneticamente, compulsivamente, da dimenticarci che noi, innanzitutto, Respiriamo.
(Oh, quanto è importante questa minuscola particella dinanzi ad un verbo definitivo!)

Il respiro è il soffio vitale, ed il vento è il respiro dell‘universo.
Troppo spesso siamo sordi ad entrambi.

Zefiro, mite vento di primavera, torna presto!
Tra le tante partiture, le svariate melodie e le storie che ogni vento porta con sé, è di te che ora sento il bisogno.

Tutta la vita ho danzato nei vortici dello scirocco, vento irruente e dalle folate improvvise, chi meglio del suo calore di fuoco poteva rappresentarmi?

Il mio passo era il suo passo, esuberante ed energico, fastidioso nel sollevare polvere e sabbia, trascinare oggetti e lasciarli volteggiare con irriverenza.

Un vento contraddittorio, che può fiaccare e muovere un‘enorme quantità di energia allo stesso tempo.
Un vento appassionato.

Gli eccessi del mio scirocco venivano puntualmente ridimensionati dal gelo di una sferzante tramontana,
che con veemenza ridisegnava i contorni,
dava nuova forma e nuovi colori al paesaggio,
e all‘aria frizzante si accompagnava una luce più tersa, più chiara.

In questa alternanza proseguiva il mio viaggio.
Il respiro dell‘universo era per me un battito forte,
il mio un battito accelerato dalle mie tante corse.

Non ti ascoltavo, Zefiro, non abbastanza.
Il tuo canto soave passava quale sottofondo di primavere che mi sfioravano appena.

Poi, troppo maldestra o troppo curiosa,
ho lasciato che si aprisse l‘otre in cui Eolo, o chi per lui,
aveva racchiuso tutti i venti affinché non potessero danneggiarmi.

Sono stata travolta da tempeste ed uragani da me non richiesti.
Sopravvissuta, ho ascoltato il tuo dolce respiro,
un soffio leggero che portava rinascita, quiete, nuove sfumature.

Ed ora mi manchi, Zefiro.

In questo gelido inverno in cui l‘umanità tutta è sprofondata,
in questa stanza divenuta il mio confino,
attendo con speranza il tuo soffio salvifico.

Riporta, Zefiro, la bella stagione,
“primavera candida e vermiglia”,
restituisci a me e al mondo lo stupore,
i frutti dell‘attesa,
un tempo che non sappiamo più onorare,
scuoti la bonaccia che molesta la mia vita
ed offusca di indifferenza i popoli.

Donaci il permesso di rinascere,
che la tua brezza ci riporti allo slancio per la vita!

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