P - PALAZZO
di mia resta.
Mia Resta
Dicembre 2023
Palazzo
Mi avete dato la P, la P di Piemonte ma puo anche essere la P DI PALAZZO, o perfino di Pappagallo. Da bambina e da giovanetta il Piemonte rappresentava per me la casa dei nonni, le vacanze di Pasqua, le passeggiate in montagna con la cara Rina che ci accompagnava.
Ho ritrovato ora una storia di quel tempo che ho voglia di raccontarvi e si chiamerà “IL GIARDINO DI PALAZZO MADAMA”. Il racconto è in prima persona scritto da una ragazza, Isabella, di 16 o 17 anni, che sa scrivere per esser stata educata dai frati predicatori domenicani. Il padre è giardiniere, la madre lavora come cuoca nel palazzo. La loro casa, fuori città, ha camino e una finestra con vetro.
Siamo alla fine dell’inverno. Ci sono lavori di ingrandimento del palazzo e di creazione del giardino. Lavorano vari giardinieri, fra cui il padre. Isabella, sapendo scrivere, è incaricata di segnare le suddivisioni del giardino.
Scrive i nomi delle piante su pezzi di coccio, o su mattoni. Fra le mura vicino al castello, si organizza lo spazio dell’Orto (hortus) e del Giardino del Principe (iardinum domini). Fuori dalle mura si trova il Bosco e Frutteto (viridarium).
Nell’Orto si coltiva quello che serve per la cucina: lattuga, indivia, sedano e finocchi, carote, cavoli, zucca, cipolle, fave e piselli; erbe medicinali, e alcune piante da frutta come peri e meli. Separato dall’orto per mezzo di una siepe, nel Giardino del principe si coltivano erbe aromatiche, lavanda, salvia e maggiorana; ci sono sedili, una pergola, e anche la gabbia di pappagalli della principessa.
Il Viridarium è fuori città. Vi si coltivano piante da frutta, ciliegi, prugne, castagni. Lì c’è il pollaio, la porcilaia, la colombaia; e una parte del terreno è dedicata alla vigna per il vino della mensa del castello.
Con l’arrivo della primavera aumenta il lavoro con piantagioni, talee e semine. Isabella aiuta nella costruzione della fontana e comincia l’amicizia con il giovane Anselmo.
Isabella accompagna la principessa Bona nel giardino. Accudisce ai pappagalli, e legge alla principessa le storie del paese scritte su vecchie pergamene. Una delle storie è quella del drago con il toro. La legge forte, e il pappagallo ripete “Drago, Drago”.
Una mattina la madre di Isabella va, come sempre, all’orto a raccogliere le verdure per la mensa. Le foglie dell’insalata son state mangiate e morsicate, sedano e finocchi sono rotti, la terra attorno alle carote e alle cipolle è stata rimossa. Questo si ripete giorno a giorno per tutte le piante, e specialmente per le erbe medicinali e aromatiche: arnica, menta, salvia e lavanda. Nel palazzo tutti ne parlano, ma nessuno ha visto persone estranee o animali aggirarsi per l’orto. Il pappagallo grida Drago Drago.
Isabella e Anselmo decidono rimanere una notte nel giardino. Si nascondono sotto una panca. Passata la mezza notte sentono un rumore sordo, come di tuono lontano, dalla parte della campagna. Escono dal loro nascondiglio e si alzano in piedi sulla panca. Nel chiarore della luna vedono una figura oscura che traversa la porta Fibellone che da passaggio fra campagna e città. Il pappagallo gracchia Drago Drago.
Con il levar del sole, Anselmo con un sacco a spalla prende il cammino verso la montagna. Cammina tutto il giorno, arriva a un paese nella valle dove passa la notte. Si sveglia all’alba e cammina per un sentiero in salita fino a un pascolo erboso quasi alla cima del monte, dove corre un piccolo ruscello. Attorno alla sorgente crescono gruppi di fiori viola in forma di spiga, alti e appariscenti. Anselmo li taglia dal gambo con il suo coltello senza toccare i fiori, facendo un grosso mazzo di Aconito Napello che mette immediatamente nel sacco.
Prima del calar del sole, Anselmo è di ritorno al giardino del palazzo, dove Isabella lo aspetta. E’ notte: giardinieri, cuoca, guardiani e i signori del castello, tutti già stanno dormendo. Tutti meno Isabella e Anselmo che, con il sacco dei fiori, si dirigono alla porta Fibellone. Poco prima che scocchi la mezzanotte, dispongono i fiori in bella vista – ma senza toccarli - all’entrata della porta.
Da quel giorno le piante del giardino ripresero a crescere esuberanti. Il pappagallo continuò a vivere tranquillamente nel giardino, ma non gridò più Drago Drago. I fiori viola che Anselmo aveva raccolto erano di Acconito Napello, pianta velenosa come poche. Il Drago li aveva assaggiati ed era morto.