U - L’UOMO E L’UCCELLINO
di carla baudino.
L’UOMO E L’UCCELLINO
Carla Baudino
Fermo sull’angolo della via un uomo un po’ avanti negli anni guardava un punto sul marciapiede.
Rallentai il passo – vado sempre di fretta – e seguii il suo sguardo.
A terra, un uccellino coricato e quasi immobile, con piccoli battiti delle ali tremanti, stava cercando di trattenere la vita.
L’uomo sembrava commosso, forse addolorato, e teneva le braccia dietro la schiena ed il busto chinato in avanti. Un’ombra di tristezza velò il suo volto antico quando si accorse che l’uccellino ai suoi piedi, forse precipitato da un albero del viale, stava morendo.
Mi fermai allora a qualche passo dall’uomo. Avrei voluto con infinita tenerezza andargli più vicino, sfiorargli un braccio e fargli capire che condividevo la sua pena.
L’uomo sembrava commosso, forse addolorato, e teneva le braccia dietro la schiena ed il busto chinato in avanti. Un’ombra di tristezza velò il suo volto antico quando si accorse che l’uccellino ai suoi piedi, forse precipitato da un albero del viale, stava morendo.
Mi fermai allora a qualche passo dall’uomo. Avrei voluto con infinita tenerezza andargli più vicino, sfiorargli un braccio e fargli capire che condividevo la sua pena.
Ma c’era qualcosa in lui che non invitava alla condivisione e sembrava isolarlo.
Ora l’uomo sorrideva a quell’esserino inerme, come sapesse gradita la sua presenza, anche se quella creatura cercava solo di trovare le forze per restar viva e tornare a volare.
L’uomo non distoglieva però lo sguardo dall’uccellino morente, ed io ho avuto la netta sensazione che davanti ai suoi occhi stessero scorrendo altre immagini, altre sofferenze: forse tutte quelle che aveva patito nella vita.
Quest’uomo, incurante dei passanti, si era fermato per un atto di compassione, senza proseguire il suo cammino, senza voltare la testa da un’altra parte.
Ora l’uomo sorrideva a quell’esserino inerme, come sapesse gradita la sua presenza, anche se quella creatura cercava solo di trovare le forze per restar viva e tornare a volare.
L’uomo non distoglieva però lo sguardo dall’uccellino morente, ed io ho avuto la netta sensazione che davanti ai suoi occhi stessero scorrendo altre immagini, altre sofferenze: forse tutte quelle che aveva patito nella vita.
Quest’uomo, incurante dei passanti, si era fermato per un atto di compassione, senza proseguire il suo cammino, senza voltare la testa da un’altra parte.
E a modo suo ha cercato di portare conforto a un essere morente, per non farlo sentir solo, a dirgli: ti faccio io la guardia, ti proteggerò fino all’ultimo.
Ho osservato bene quell’uomo ed ho avuto la certezza che durante la sua esistenza egli non abbia mai girato la testa dall’altra parte.
Ho osservato bene quell’uomo ed ho avuto la certezza che durante la sua esistenza egli non abbia mai girato la testa dall’altra parte.
E men che meno di fronte alla sofferenza di un essere vivente steso sul marciapiede di una città così distratta.