C - COMICO INVOLONTARIO
di giuseppe bambace.
Autore: Giuseppe BAMBACE
Data: 24-10-2024
CORSO DI SCRITTURA – LETTERA C2
COMICO INVOLONTARIO
Questa è la tragicomica storia, che ha come protagonista un mio amico, con cui condivido periodicamente viaggi fuga dalla quotidianità.
Lo chiamerò con lo pseudonimo Cagliostro, per assonanza sia con l’ambientazione del racconto in terra siciliana, come per i risvolti a volte alchimisti a volte esoterici degli eventi di cui si è reso protagonista suo malgrado.
Tutto scorreva lentamente in un mite autunno tra vestigia puniche, greche, bizantine, sontuose testimonianze barocche, richiami di un mare carico di leggende e di baie finalmente libere dalle aggressioni estive, panorami dipinti con colori lucenti, prospettive a grand’angolo di ampie valli e aspre alture che indugiavano in posa contro il cielo limpido, antichi mestieri di sale e di mulini, di pesca e di preziosi vigneti, sapori e profumi sinceri, dono di una natura generosa.
Troppo presto era giunta l’ora di rifare il bagaglio e regolare l’orologio verso il tempo ordinario.
Nessuno di noi sospettava che incombesse sulla nostra serenità interiore una tempesta di accadimenti come lampi in rapida successione.
Le prime avvisaglie giunsero la sera nell’avvicinamento all’aeroporto sotto un cielo plumbeo sferzato da vento impetuoso.
Mentre attendevo nel terminal coi bagagli, Cagliostro restituiva l’auto a noleggio e si era incamminato verso l’aerostazione, quando il presagio si materializzò in un violento acquazzone senza alcun riparo.
Lo vidi entrare nella sala partenze, i pochi attimi per controllare il punto d’incontro furono sufficienti per grondare una pozza d’acqua ai suoi piedi.
Indossò vestiti asciutti ed appese con leggero imbarazzo quelli zuppi ovunque fosse possibile nella sala d’attesa, mentre il nubifragio non accennava a placarsi, insinuando il leggero sospetto che il viaggio ci avrebbe riservato altre sorprese.
Dopo oltre un’ora di silenzio tra sguardi interrogativi dei passeggeri, in un crescendo rossiniano accadde che: vennero annunciati ritardi di tutte le partenze, i punti di ristoro chiusero le serrande, s’interruppe l’energia elettrica lasciando attive solo le luci di emergenza, venne presa d’assalto l’unica caffetteria che serviva panini e bevande. L’anelito di fiducia derivante dal confort di un pasto ancorché freddo, venne immediatamente frustrato, nel momento preciso in cui s’interruppe anche l’alimentazione di emergenza, lasciando l’intera aerostazione al buio, inclusi i monitor di servizio.
Lo zenit venne raggiunto quando operatori dotati di torce passarono tra la folla spazientita, annunciando che il vano bagagli sotterraneo era completamente allagato, che i sistemi di sicurezza erano fuori uso, la rete di comunicazioni danneggiata, pertanto bisognava evacuare il terminal.
Cinquemila passeggeri buttati in strada, con tutte le conseguenze che ne derivarono.
Una volta appurato che nessun volo sarebbe decollato nella notte, faticosamente trovammo un taxi da condividere con altre vittime verso la città dove trovammo albergo. Con le reti internet intasate, ci impiegammo 3 ore per trovare un volo in alternativa, in partenza la sera successiva da altro aeroporto distante 250 km.
Dopo una notte praticamente insonne, consumammo una modesta colazione, contendendo ostinatamente tazze piattini ed ogni boccone rimasto al buffet a centinaia di ospiti altrettanto agguerriti, anch’essi reduci dalle disavventure torrenziali vissute la sera precedente.
Tornati alla ricerca di un’auto, scoprimmo con disappunto che le agenzie di noleggio presenti in città osservavano turno di riposo domenicale, pertanto non rimaneva altro che tentare in
aeroporto. La prenotazione taxi per raggiungerlo fu facile, aprendo uno spiraglio di speranza sulla fine degli imprevisti. L’espressione del tassista, una volta conosciuta la nostra destinazione, sentenziò l’esatto contrario. Infatti molte strade erano state chiuse al traffico per via di una manifestazione e della mezza maratona cittadina, evento che non si ripeteva da un decennio.
Finalmente raggiunto lo scalo, fummo confortati nel constatare che i servizi erano stati ripristinati, dopo il caos della notte precedente.
Ovviamente i banchi di autonoleggio erano sovraffollati, ma dopo un’ora di coda ritirammo il nostro veicolo, animati da nuovo ottimismo, intravedendo in fondo a 250 km di autostrada la via di casa e pregustando una sosta intermedia per deliziare il palato in una località rinomata per le specialità di pesce.
Invece al km 6 fummo costretti a spegnere il motore e con esso si spense anche il residuo di ottimismo, perché rimanemmo bloccati in coda a causa di un grave incidente, che provocò l’intervento di elicottero di soccorso e numerose ambulanze. Dopo 2 ore i carri attrezzi rimossero i veicoli incidentati e potemmo proseguire, ma ormai dovemmo rinunciare al pranzetto di pesce, con la prospettiva malinconica di un triste spuntino all’interno dell’aeroporto.
Attraversammo paesaggi vividi di luce scintillante seguita al nubifragio, che rianimarono il senso di ironia, su quanto ci era accaduto.
Ma una volta in aeroporto, raggiunta la porta d’imbarco, quando venne annunciato un ritardo del volo di entità imprecisata, a causa del guasto alla rete radar in tutta la pianura padana, l’unica mia reazione fu quella di rivolgermi a Cagliostro col monito severo di non fare menzione della cancellazione dei voli della sera precedente, per non rischiare che gli altri passeggeri ci prendessero di mira, additandoci come untori della Milano di manzoniana memoria.
Rassegnati al fato avverso, cercammo conforto in una pinta, ma mentre la dorata bevanda iniziava a produrre i primi effetti benefici, Cagliostro ricevette sul cellulare un’allerta di temperatura bassa dal sistema di gestione riscaldamento di casa, indizio di guasto caldaia.
Dopo numerose frenetiche chiamate, riuscì a trovare una persona di fiducia che si offrisse come volontario per riattivare il sistema. Riuscita nell’intento, forse animata dall’entusiasmo del successo ottenuto, nel richiudere casa purtroppo inavvertitamente provocò il blocco della serratura della porta d’ingresso.
L’aplomb di Cagliostro incominciava a mostrare evidenti segni di cedimento, mentre io forse crudelmente non riuscivo a contenere una risata irrefrenabile. Finalmente venne annunciato che la crisi radar era conclusa e si poteva procedere all’imbarco.
All’arrivo a Torino con quasi 2 ore di ritardo, il mio viaggio era giunto alla conclusione, mentre altri 90 minuti di guida attendevano Cagliostro per giungere fino a casa.
Non avendo ricevuto sue notizie, l’indomani lo chiamai per avere novità del suo rientro. La risposta fu rassegnata e comica al tempo stesso.
In sintesi innanzitutto aveva dovuto forzare la serratura della porta d’ingresso come aveva previsto, poi mentre assaporava il relax di una doccia ristoratrice il blocco dello scaldabagno lo sorprese ancora insaponato, una volta guadagnato il tepore della camera da letto la caldaia andò nuovamente in blocco. Infine alle prime luci dell’alba, finalmente riavviati tutti i dispositivi dispensatori di calore, sussultò alla telefonata del vicino del piano sottostante, che lo informava di aver allagato il bagno per una probabile ostruzione del condotto di scarico, chiedendogli perciò di chiudere la mandata dell’acqua fino a riparazione avvenuta.
La cronaca delle settimane successive riporta il distacco del condotto di ventilazione della caldaia, che lo lasciò nuovamente all’addiaccio, l’intasamento dello scarico fognario in giardino, lo sversamento di una tanica di vino in cantina a causa del rubinetto difettoso.
Attualmente si trova alle prese con una perdita del tubo di ingresso acqua potabile, che gli ha recapitato una bolletta degna di un sito industriale.
In conclusione la mia attitudine di cartesiano puro rifugge tentazioni superstiziose, tuttavia quanto accaduto al mio amico Cagliostro insinua profonde crepe nelle mie certezze. Confesso di aver pensato di affrontare il prossimo viaggio in solitaria, per allontanare le avversità poetate del cantante degli Skiantos nel popolare aforisma “la fortuna è cieca, ma la sfiga ci vede benissimo”.