D - DOMANI

di giuseppe bambace.


Autore: Giuseppe BAMBACE
CORSO DI SCRITTURA – LETTERA D3
Data: 13-03-2025

DOMANI

Mi è sempre piaciuto il domani, comunque vada una giornata, c’è sempre un domani.

L’ironica espressione di Charlie Brown è rivelatrice delle attese, delle aspettative che genera il domani, quasi un destino ineluttabile, che rievoca il Sabato del Villaggio leopardiano.

Ma ad un esame più approfondito, ho compreso che ogni parola possiede un peso atomico, come nella tavola periodica degli elementi e che il suo nucleo è racchiuso nel suo significato etimologico.
DOMANI pulsa nell’origine latina DE MANE, di mattino, che a sua volta deriva dall’aggettivo arcaico MANUS con il significato di BUONO.

Quindi non un’indicazione banale di un tempo futuro più o meno prossimo, ripiegata sulla certezza lapalissiana che il sole sorgerà ancora, ma un mandala che evoca un avvenire migliore, una dimensione affettiva senza peso, un’emozione sospesa, una pulsione sostenuta dalle correnti ascensionali della speranza.
Il domani è illuminato dal sol dell’avvenire, è la suggestione di nuove opportunità, di nuovi incontri, del riscatto di fallimenti pregressi. Persino il saluto quotidiano “A domani” contiene in sé il manifesto di una promessa, di una certezza.

Ma come recita un proverbio giapponese “Domani soffierà il vento di domani”, che riconduce all’inevitabile rapporto con l’oggi, lo spazio temporale che crea il vaticinio del giorno che segue, in una successione che l’uomo ha da sempre tentato vanamente di riprodurre all’infinito, in ossequio alla sua brama di immortalità, noncurante della caducità della natura umana.

Della vasta letteratura presente sul tema, mi ero riconosciuto nel realismo di Pavese nei suoi dialoghi con Leucò “Immortale è chi accetta l’istante. Chi non conosce più un domani.”

Nella stagione attuale non ne sono più certo, mentre rimango attonito di fronte alla cronaca del mondo contemporaneo, che ottenebra la fiducia nel domani con la crudele strategia della paura.

Perfino l’insegnamento del Mahatma Gandhi “Vivi come se dovessi morire domani. Impara come se dovessi vivere per sempre” mi appare come un fiore dai colori sbiaditi, avvelenato dal miasma prodotto dall’era della sopraffazione.

Vorrei ancorarmi saldamente all’etimologia arcaica della parola, ma lo smarrimento di oggi non riesce a nutrire che il fragile auspicio contenuto nell’epilogo di una bella canzone di Lucio Dalla “Aspettiamo che ritorni la luce, di sentire una voce, aspettiamo senza avere paura, domani”

Post più popolari