L - LETTERA APERTA

di carmela como.


LETTERA APERTA

10 aprile 2025

A quelli che ho conosciuto

A quelli che ho amato

A quelli che ho lasciati andare

A quelli a cui ho dedicato tempo

A quelli che ho trascurato

A quelli che ho incontrato nella vita.

Vi darò un nome, Andrea, che valga per tutti.
Caro/a Andrea, è tempo che mi decida a chiamarti per sentire la tua voce. Ma il tempo intercorso mi crea ansia, smarrimento, dolore. Ma non è solo questo. Quello che è stato, penso, debba rimanere come tale e nel silenzio delle vite di ciascuno.

Quando ti ho salutato era chiaro che non ci sarebbe stato un dopo. Così avevo deciso. Molto intensa la nostra relazione di chi sapeva dirsi o non dirsi tutto dell'essere insieme.

Ci si sceglie a pelle. I giorni si inseguono e intrecciano i nostri percorsi. Senti il possibile ma non oltrepassi la soglia. Le vite vissute in uno spazio consentito. Pausa caffè, discorsi da bar, ma sottile sfumatura di significato: ironia, perspicacia, contrapposizioni.
Il segno e il significato. Anni intensi.

Nell’ordinarietà del giorno dopo giorno le emozioni, le passioni, gli abbracci, appena sfiorati, cullano le fantasie del pensiero.

A te che sempre mi sei stata accanto. Ricordo le ore passate in macchina, posteggiata così caso. Impellenti erano le questioni da dirci insieme. Sempre dolce, affettuosa dicevi che una soluzione si può e si deve trovare. Ma era Lei la soluzione. La sua moderata, acuta analisi del problema sciolta in forza delle parole. Quanto mi manchi e quanto ho sofferto della tua assenza.

Nel lungo passaggio di donna a responsabilità di donna, forse un ventennio, sei stata lì con me. Tu sempre taciturna, ma attenta e, io di parecchi passi avanti nelle esperienze di vita, a chiedere conto del perché tutto ci passa sopra la testa come condizione naturale del vivere di donna. Forse la fase più fortemente recriminatoria.

Ti vedi passare gli eventi già confezionati, predisposti, regolati, da chi sa chi - forse! -.
Allora solo rabbia, rassegnazione, incredulità.

Da parte tua notavo una certa indifferenza, una passività, ti lasciavi cullare nella gabbia familiare.
Ti bastava. Nessuna curiosità di andare oltre. E poi, come se tutto questo non fosse stato, sei andata via. Sei uscita dalla mia vita e non ti è più importato niente. Di te ho cancellato tutto. Quello spazio l'ho dedicato a me stessa.

Vorrei non averti conosciuta. Vuote serate in salotto, donne sposate in attesa. Discorsi di tempo lontano. Niente mi hai dato, niente mi hai lasciato. Niente ti ho dato. Resti solo un ricordo insignificante.

Andrea caro/a, se potessi ti chiamerei, ti cercherei e forse l'avrei già fatto.

Ma l'esperienza che si matura scioglie ogni vincolo di appartenersi per sempre. Se abbiamo dato un senso allo stare insieme è verosimile che ne abbiamo compreso tutta la sua fragilità.
La nostalgia resta a custodire quello che è stato e quello che sempre rimarrà.

La straordinarietà della mia vita è in ogni caso fatta dell'incontro con voi: quelli che ho amato, quelli che ho detestato, quelli che ho desiderato, quelli che ho pensato di avere vicino ma non è stato.

Post più popolari