O - OBSOLESCENZA RIFIUTATA - Storia di una vita aggiornata.
di monica resta.
di Monica Resta
Obsolescenza rifiutata
Storia di una vita aggiornata
Cosa sarebbe successo se avessi deciso di restare ferma, di non aggiornarmi?
Nella vita, ci sono bivi. A volte sai dove portano, altre volte no. Ma in questo caso scelsi la strada forse più impegnativa, ma sicuramente rigenerante, che avrebbe evitato l’obsolescenza.
Obsolescenza (definizione): diminuzione progressiva delle possibilità di sussistenza, efficienza, validità, gradimento all'interno di un ambiente.
5 dicembre 2025. Max, mio fratello, chiama Mia, nostra madre, in videochiamata. Lei è sola nella sua stanza della RSA e senza problemi risponde. Si vedono, si parlano. Lui le mostra la neve di Ottawa, la città dove vive. Si salutano, come al solito, dopo una lunga chiacchierata.
Due giorni dopo, alle 7:40 del mattino, mi chiamano: Mia se n’è andata alle 7:30. Aveva 103 anni e 11 mesi.
Resto in silenzio. E la mente va a ritroso, affiora la memoria.
Buenos Aires, anni ’50.
Le strade erano percorse da vecchie auto nere, quelle da film gangster, e perfino da carri a cavalli che portavano il latte dai “Tambo” (stalle in cui c’erano le mucche). In famiglia si accoglievano con entusiasmo le novità: il giradischi, la TV, il registratore. Nessuno avrebbe immaginato, allora, che un giorno saremmo stati lontani ma avremmo avuto un computer, uno smartphone per vederci e parlarci.
Ricordo che mio fratello, Max, a 16 anni, frequentò un corso di programmazione organizzato da IBM. Io avevo 14 anni e fui coinvolta e diventai il suo “computer”.
Mi dettava comandi logici: “Se SÌ, vai a destra. Se NO, chiudi il percorso.” Era un gioco, ma anche una prima immersione nel pensiero computazionale. Senza saperlo, mi stavo già aggiornando.
Poi, come quando si apre un varco in un muro, i primi colpi furono incerti, ma col tempo si spalancò una porta. E dietro, un giardino nuovo: uno spazio dove far crescere idee, relazioni, vita.
E così fu.
Arrivarono gli anni ’80.
Ero in Italia, a Firenze. Fuggita dalla dittatura militare argentina. Sposata con Luigi. Nel 1985 nacque Lara, bella (a mamma soja) e curiosa.
A casa veniva spesso zia Laura, fisica meteorologa. Parlava di dati, previsioni, che all’istituto di ricerca stavano iniziando a elaborare. La parola “computer” entrava nelle conversazioni familiari.
Il muro continuava a cedere.
Negli anni ’90 si aprì davvero il varco.
Frequentavo la Scuola d’arte Leonardo, a Prato. Un giorno il Comune propose un corso gratuito di webmaster: HTML, Photoshop per creare il sito dell'associazione. Chiesero chi voleva partecipare. Su trenta presenti, alzai la mano solo io.
Realizzai il primo sito dell’associazione, che si chiamò www.scuoladarteleonardo.it e che ancora oggi esiste, seppur in una veste diversa. Poi il mio personale. E proprio grazie a quello, Dada mi offrì un lavoro: guida di Supereva, sezione Hobby Creativi. Da lì nacquero collaborazioni con Fabbri editori e il contatto con la Guild americana di Polymer Clay.
Anni 2000, la tecnologia entra a pieno nella nostra quotidianità.
Non solo informazione, ma anche condivisione e partecipazione.
Insieme a Patrizia Nave, persona brillante e piena di idee, proponemmo il sito hobbyfabbri.it alla RCS, dedicato alla manualità creativa. L’idea piacque e fu approvata da Corrado Spanger, pioniere della comunicazione digitale, che aveva fondato Diablogando, un blog collettivo ante litteram, sul sito della RCS.
Organizzavamo eventi in diretta, dimostrazioni con chat live in cui chiunque poteva intervenire. Non esistevano ancora Facebook o YouTube, ma noi stavamo già anticipando quel modello di interazione.
Lara, allora adolescente, mi affiancava nella gestione delle chat in diretta durante le live. Era naturale: lei cresceva con la rete, io mi aggiornavo accanto a lei.
Oggi è arrivata l’IA.
Molti parlano di un futuro spaventoso. Probabilmente sono quelli che sono già obsoleti e non hanno modo di capire che l’IA siamo noi — e che aggiornarsi e stare a ritmo con i tempi vuol anche dire essere protagonisti e saper usare quello che l’umanità ha creato.
L’obsolescenza non è solo una questione tecnologica.
È smettere di ascoltare, di osservare, di provare.
Finché avrò curiosità, sarò sempre una versione aggiornata di me stessa.