V - Il sogno di volare

di Grazia Berardinelli.





Il sogno di volar

Grazia Berardinelli  


Da piccola sognavo spesso di volare sopra la lunga scalinata di 365 gradini che attraversa Trivento, mio paese natio.
La sensazione era stupenda, non dovevo fare altro che aprire le braccia e lasciarmi trasportare dal vento, che soffia in tutte le stagioni.

Poi atterravo su un enorme strato di materassi morbidi che attutivano la caduta libera.
Mi svegliavo quasi sempre alleggerita dai pensieri e tormenti adolescenziali.
Il volo mi ha sempre affascinata.

I miei giochi preferiti con gli amici erano costruire e far volare gli aquiloni, che raramente riuscivano a decollare per le raffiche violente della bora, e quasi sempre ruzzolavano miseramente come le galline che ambiscono ad elevarsi per l’aia.

Vedere gli aerei sorvolare il cielo terso mi portava lontano: chi erano i passeggeri e verso quali destinazioni andavano?
Grande sogno il volo per me, che vivevo in un paese arroccato su una delle tante colline dell’Appennino italiano, isolato e lontano dalle grandi vie di comunicazione.

Quando mi si chiedeva dove sei nata? rispondevo ironicamente: "Nel paese delle Aquile".
Da noi c’erano soprattutto falchi e rondini, il cui volo passa rispettivamente dal veloce al planante, uno spettacolo a cielo aperto.

In primavera il divertimento per eccellenza era l’altalena.
Non la semplice struttura dei giardini comunali o privati, ma una vera e propria rampa di volo con tanto di corde spesse attaccate su enormi rami di quercia secolare, allestita nell’aia di mio nonno Giuseppe da un boscaiolo esperto.

Una contadinella cicciottella si prestava a fare da seggiola-cuscinetto in cambio di compagnia, tra urla e grandi risate echeggianti.

Volare nel vuoto era eccitante per la possibilità di sfidare la gravità e dominare lo spazio che non ci appartiene per i nostri limiti naturali.
Ci hanno provato drammaticamente il mitologico Icaro, che ha osato sfidare il Sole, e Ulisse, che compì “il folle volo”, superando le colonne d’Ercole, portando alla morte i suoi marinai.

Il bisogno di conoscenza dell’uomo non può fermarsi.
Il sogno di andare oltre è propedeutico alla conquista della propria libertà nel rispetto degli altri e della natura, senza però fare voli pindarici.

Cosa impedisce di essere disinvolti nel dire o fare?

Il bisogno di relazionare, sostenuto da conoscenze, temperamento, determinazione e motivazione è palese e forte quando ci troviamo in gruppo.

A volte l’aspettativa e il silenzio degli astanti sono il muro alieno stranamente temuto.

Essere curiosi e coraggiosi aiuta a superare la sensazione di inadeguatezza e l’ansia da prestazione.
L’eccesso, in alcuni casi, gioca un ruolo destabilizzante, procurandoci immobilismo, batticuore, respiro bloccato.

Come superare le tensioni?
Elevarsi nello spirito ed essere consapevoli che l’altro, in quanto diverso da me, non sa, non sa fare quello che conosco, come lo dirò e verso quale direzione andrò, potrebbe esserci d’aiuto?

Chi lo sa?
Il blocco permane, quando si teme il giudizio degli altri.

Accettare il limite, l’errore, il dubbio potrebbe esserci d’aiuto?
Reagire con silenzio, mutismo, fuga?
Librarsi in volo potrebbe essere liberatorio e rassicurante.

Torino, Aprile ’25
Grazia Berardinelli


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