Z - LA ZATTERA

di giuseppe bambace


Data: 13-02-2025
Autore: Giuseppe BAMBACE
CORSO DI SCRITTURA – LETTERA Z2
LA ZATTERA

Nel sentire comune la zattera è associata all’idea di salvataggio, un mezzo primitivo per trovare riparo di fortuna e riuscire a galleggiare, nella speranza di un porto sicuro.
Sorgono spontanee le immagini di mani aggrappate a pochi tronchi tenuti insieme da corde di canapa, che tentano di issarsi a bordo per evitare il naufragio in mari liquidi sabbiosi o innevati.
L’idea di zattera rappresenta l’inaspettata possibilità di salvezza, per portare a compimento il proprio viaggio, spesso con esito avverso.
Ma ad un’analisi più approfondita la zattera rappresenta molto più di questa metafora istintiva; richiama invece una forte connotazione simbolica, comune a tutte le religioni e presente in varie espressioni artistiche che sottendono una valenza sociale e politica.
Mi sovviene la potente icasticità del dipinto di Gericault La zattera della Medusa, che rappresenta con crudo realismo la disperazione e la lotta per la sopravvivenza dei naufraghi abbandonati in mare, mentre comandante e ufficiali della fregata Medusa trovavano la salvezza a bordo delle uniche scialuppe disponibili, metafora delle ingiustizie sociali nella Francia della restaurazione.
Ma non solo manifestazione della crudeltà umana di ogni epoca, anche e soprattutto richiamo alla ricerca di un futuro migliore, in una dicotomia logorante tra speranza e disperazione.
L’impresa del Kon-Tiki ne è la testimonianza più flagrante, spedizione condotta da un equipaggio di soli 6 uomini al comando di Thor Heyerdahl partiti dalle coste del Perù diretti verso la Polinesia, allo scopo di dimostrare che la colonizzazione di quell’arcipelago poteva essere avvenuta in epoca precolombiana da popolazioni del Sud America. Rimane ancora ignota la pulsione che ha mosso gli indigeni per affrontare l’ignoto, forse la speranza atavica di una terra promessa.
Nella dimensione trascendente, mi ha sempre affascinato la sostanziale differenza tra il simbolismo rappresentato nella professione di fede a noi più vicina rispetto alla visione delle filosofie orientali.
L’esempio più emblematico è riportato nel Libro della Sapienza 14,6: “mentre perivano i superbi giganti, la speranza del mondo, rifugiatasi in una zattera e guidata dalla tua mano, lasciò al mondo un seme di nuove generazioni”. 
Quindi le parole della Bibbia affermano che la speranza del mondo è riposta in una zattera, guidata dalla mano di Dio. 
Visione teocentrica, per la quale il gregge di uomini non può prescindere dal suo vincastro.
Il racconto dell’uomo e della zattera attribuita a Buddha ha invece un approccio antropocentrico, che richiede consapevolezza di sé: “Un uomo si trova di fronte ad un grande fiume e deve raggiungere l’altra riva, ma non c’è una barca per farlo. 
Perciò taglia alcuni alberi, li lega insieme e costruisce una zattera, per attraversare il fiume. 
Una volta raggiunta l’altra sponda abbandona la zattera perché non ne ha più bisogno. Pur pensando quanto gli fosse stata utile, non penserebbe mai di caricarla sulle spalle e continuare il viaggio con lei sulla schiena”.
In estrema sintesi la parabola spiega che gli insegnamenti del Buddha sono solo un mezzo per raggiungere un fine, la zattera per trasportare l’uomo sull’altra riva. Non sono un obiettivo in sé, ma un mezzo per ottenere l’illuminazione. Ma ciò è possibile solo aprendosi al nuovo senza portare zavorre, praticando il non attaccamento sia alle cose materiali, come ad un passato che non può tornare più, per superare i timori del nuovo, vivendo il cambiamento come parte della quotidianità.
Filosoficamente considero le due visioni complementari, anche se ho il sospetto che sia solo il tentativo maldestro di pormi in una posizione di comfort.
Da un lato non salirei senza bagaglio sulla mia zattera, porterei con me almeno 1000 libri, le foto più belle con papà e mamma, i vinili dei miei complessi preferiti di progressive rock anni ‘70, insieme al biglietto del concerto dei Genesis al Palasport del 1975, i DVD dei miei film imperdibili, tra cui non potranno mancare le regie di Clint Eastwood e Wim Wenders. Allo stesso tempo non disdegnerei un aiutino dal Cielo per tenere saldo il timone lungo la rotta.
Dall’altro senza scomodare sogni nel cassetto e buoni propositi, vorrei rendere la leggerezza e la curiosità intellettuale lo spartito della mia quotidianità, come cantava sublimemente Battisti:
“Troppo spesso la saggezza è solamente la prudenza più stagnante. E quasi sempre dietro la collina è il Sole”

Post più popolari