U - URUGUAY -
di carmela bellitti.
Carmela Belliti
Uruguay
All’ombra dei due colossi Argentina e Brasile in Sudamerica, c’è un paese che occupa un posto speciale nel mio cuore: è l’Uruguay. Il suo nome in lingua guaranì significa fiume dagli uccelli colorati, ed è proprio questo fiume che dà il nome al paese.
La sua capitale è Montevideo. L’origine di questo nome è molteplice e ha varie ipotesi: potrebbe derivare dal portoghese Santo Video, santo tanto amato a Braga, città del Portogallo, oppure derivare dal primo avvistamento di un marinaio a bordo di una nave nel momento della scoperta di questo paese.
Gli originari abitanti dell’Uruguay furono tribù nomadi Guarany e Charrúa e molte altre. Sappiamo tutti quale fu la sorte che venne destinata ai popoli originari in quasi tutta l’America, grazie a Cristoforo Colombo e ai successivi invasori del mondo occidentale.
L’Uruguay non era un paese ricco come il Brasile e l’Argentina, che vennero depredati dell’oro, l’argento e gemme preziose, ma sappiamo quanto le potenze imperialistiche amino piantare bandiere – è uno dei piaceri più grandi – e quindi l’Uruguay subì varie invasioni da parte dei portoghesi, spagnoli, inglesi nel corso dei primi 300 anni dalla scoperta dell’America, prima di diventare indipendente.
Persino Garibaldi contribuì all’indipendenza di questo paese: infatti anche lì è riconosciuto come un eroe con tanto di statua a Montevideo.
Nel 1830 l’Uruguay diventò finalmente un paese indipendente e si susseguirono dall’Europa varie migrazioni, ma quella che ha dato un’impronta indelebile è quella italiana. Infatti, nella cucina uruguaiana possiamo trovare nomi di questo tipo: fainà (che sta per farinata), polenta (di cui non devo neanche fare la traduzione), gnocchi di patate (che vengono mangiati ogni 29 del mese e che portano ricchezza e benessere se si pone sotto il piatto una moneta), i ravioli e l’onnipresente pizza.
Geograficamente, in origine il paese era ricco di auracarie, celtis e cactacee, ma l’arrivo delle nuove popolazioni dall’Europa portò ad una trasformazione: vennero introdotti pini ed eucalipti.
Per quanto riguarda la fauna, gli animali originari di questo paese erano gatti selvatici, puma, armadilli e giaguari. Naturalmente, i nuovi arrivati introdussero tutto ciò che apparteneva già al mondo occidentale, e arrivarono cavalli, pecore, mucche, perché la morfologia del paese si presta moltissimo – come la sua vicina Argentina – all’allevamento.
Un po’ di storia dell’Uruguay.
Abbiamo detto che dal 1830 l’Uruguay visse parecchi decenni felici, tant’è che fino agli anni ’50 veniva definita la Svizzera d’America.
Ma l’alternarsi di varie dittature e poca democrazia portarono il paese a una grande recessione, come capitò, uno dopo l’altro, agli altri paesi sudamericani. Sanguinose dittature coinvolsero anche l’Uruguay dal ’73 all’85 e vi furono molti desaparecidos, arresti ed esuli.
Purtroppo la stessa sorte toccò ad Argentina, Cile e Brasile, con numeri statistici inferiori ma proporzionali alla popolazione: un vero massacro. I Tupamaros furono i veri avversari di questi dittatori – aprirò una parentesi più tardi sulla questione.
La bandiera dell’Uruguay è composta da cinque bande orizzontali di colore bianco e quattro di colore blu, con un sole di 16 raggi. È stato il primo paese dell’America (nel 1917) a suffragio universale a dare il voto alle donne, quindi molto prima di molti paesi europei e degli Stati Uniti. Nel mondo fu la Nuova Zelanda, in Europa la Finlandia.
Esperienze personali.
Nella mia vita sono entrati molti amici uruguaiani: i Rodriguez, i Rossi, i Larraburo. Grazie a loro ho potuto visitare più volte questo piccolo, meraviglioso paese e condividere quindi momenti di amicizia e rilassatezza con e nelle loro famiglie.
Tra i miei ricordi più grandi rimane una passeggiata notturna con il mio amico Daniel Rodriguez per Montevideo, dove incontrai un venditore di bandiere. Per ricordo ne volli acquistare una: il venditore me la mise sulle spalle e mi disse “que la desfrutes bien”. Dopo meno di cinque minuti, venimmo colti da un acquazzone. Fu un ottimo metodo per sfruttarla.
Altro ricordo di Montevideo sono le feste alle quali mi portava l’altra mia amica Sabrina Rossi Rodriguez – che stranamente porta i due nomi più comuni, sia sudamericano che italiano – e i suoi amici, dai nomi più strani, tra i quali Javier, che rideva sempre quando lo chiamavo con un’acca aspirata esagerata.
Ho visitato molti luoghi geografici, da Piriápolis a Punta dell’Est, che sono tra i luoghi più noti turisticamente. Un altro posto speciale nel mio cuore è Cabo Polonio. Lo visitai con la mia amica Mimma. Diversamente da tutti gli altri turisti che prendevano un bus scoperto 4x4, noi attraversammo il parco naturale a piedi, sembrando due turiste no Alpitour, ahi ahi ahi!
Ci mettemmo tre ore sotto il sole infuocato e sulla sabbia rovente, arrivando a destinazione con ustioni e vesciche ai piedi. Ma la bellezza del luogo, ancora una volta, fece breccia nel mio cuore. Spiagge selvagge e borghi di pescatori, e la nostra casetta di legno in riva al mare.
E le serate a casa di Hyara Rodriguez, sulla foce del Río de la Plata, a cantare e scambiarci canzoni in italiano, quali ’O sole mio, Bella ciao, Volare, e giochi come Risiko, ma fatto in maniera divertente, senza aggressività e agonismo. Insomma, serate spensierate accompagnate sempre da un asado, che possiamo definire il piatto forte, a base di carne.
Cultura e impressioni.
Grazie ai miei amici, sono arrivata a conoscere anche un po’ della loro cultura. Per esempio, adoro lo scrittore e poeta Eduardo Galeano, il musicista premio Oscar Jorge Drexler, e mi sono appassionata alla vita politica e privata dell’ex presidente Pepé Mujica, ex guerrigliero tupamaro che ha vissuto parte della sua vita in prigione nel periodo della dittatura.
Vorrei terminare questo mio ricordo dell’Uruguay con un tratto psicologico dei suoi abitanti – o del piccolo gruppetto di persone che ho conosciuto: sono tra le più adattabili, con un’intelligenza rapida, che io abbia avuto l’onore di conoscere.
Diciamo… non conosco tutti gli uruguaiani (benché non siano molti – infatti la popolazione non supera i 3 milioni e 400 mila), ma quelli che conosco mi piacciono tutti e mi hanno fatto stare bene, facendomi sentire a casa.