F - FORZA E CORAGGIO

di monica resta.

 



FORZA E CORAGGIO
 di monica resta




A una forza si oppone un’altra, di ugual misura, se si vuole equilibrare la situazione. Ma non sempre si ha la forza per applicarla, perché non è solo fisica o impulsiva, ma anche interiore.

Avevamo solo dodici anni. Sonia era la mia migliore amica. Abitavamo nello stesso edificio e, fin dai cinque anni, avevamo iniziato a condividere giorni, giochi e segreti.

Suo nonno, Alberto Breyer, era il più importante costruttore di pianoforti del Sud America. La sua "Casa de Música”, con diciassette succursali sparse per l’Argentina, era rinomata per l’immenso contributo culturale che aveva offerto al paese sin dalla fine dell’Ottocento. Anche se oggi la firma Breyer esiste ancora, non appartiene più alla famiglia.

Alberto era un uomo colto, curioso. Era anche entomologo, e nella sua casa c’era una collezione di farfalle meravigliosa. Ricordo in particolare una farfalla d’oro proveniente dal Brasile: sembrava finta, un gioiello della natura.

Sonia era figlia unica e unica nipotina di Alberto e Matilde: era il centro del loro universo. Un giorno le regalarono un corso di equitazione. Ma Sonia non voleva andarci da sola, e chiese che ci andassi anch’io.
Fu così che, grazie a lei, imparai ad andare a cavallo. Era uno sport costoso, che la mia famiglia sicuramente non avrebbe potuto permettersi.

Eravamo un gruppetto di cinque o sei ragazzini. A ognuno veniva assegnato un cavallo, e iniziavamo con il passo, poi il trotto, fino ad arrivare al galoppo — tutto in stile inglese.
Le prime lezioni andarono bene. Ma un giorno, forse durante il galoppo, il cavallo di Sonia — si chiamava Regalo — si impennò sulle zampe posteriori e poi ricadde con forza, disarcionandola.
Fu un attimo. Si alzò, non pianse, ma era visibilmente spaventata.

L’istruttore disse che non c’erano altri cavalli disponibili, e chiese se qualcuno fosse disposto a fare cambio con Sonia. Tutti sapevamo che quel cavallo era diventato un rischio, era infuriato e non sarebbe stato facile montarlo. Silenzio. Nessuno parlò.
Ma io ero la sua amica. Non potevo non alzare la mano.

Ci volle forza e coraggio.

Quel giorno successe qualcosa di importante. Il cavallo capì che non avevo paura. E io conquistai la fiducia di una vera amica, per sempre.

Solo ora, guardando indietro, da quest’età in cui si ricordano più le emozioni che le date, mi rendo conto che quel gesto — salire su Regalo quando nessun altro voleva farlo — non fu solo un atto di amicizia.
Fu un momento di forza d’animo e di vero coraggio.

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