E - Espresso 11562: un giorno indimenticabile
di monica resta.
Espresso 11562: un giorno indimenticabile
Di Monica Resta
Proveniva dalla Svizzera, attraversava Milano, si fermava a Bologna e poi proseguiva.
Era puntuale, pulito, affidabile.
Era estate e le stazioni si riempivano di viaggiatori. Ad agosto, quasi tutti si spostavano in treno per le vacanze.
Anche mia zia Laura, che allora viveva a Bologna, decise di prendersi una giornata di pausa: una passeggiata a Venezia con un’amica.
Me lo disse al telefono la sera prima, quando ci salutammo. Una gita fuori porta che faceva spesso: se perdeva il treno delle 10:03, prendeva quello successivo, poco dopo le 11.
Conosceva bene il viaggio: in poco più di due ore era a Venezia. Poi, la solita camminata fino a piazza San Marco, macchina fotografica al collo, pronta a catturare momenti, respiri, parole.
Due ore di viaggio per lei erano niente: veniva dall’Argentina, ed era abituata alle grandi distanze.
Spesso viaggiava per seguire progetti scientifici: studiava la grandine, le nuvole, la pioggia.
Da bambina restavo incantata quando ne parlava: per me erano magie, non scienza.
Nell’estate, Laura era a Bologna per una collaborazione con il CNR.
Quel giorno d’agosto partì presto, senza fermarsi al solito bar: temeva di perdere il treno per Venezia delle 10:03.
Riuscì a prendere un cappuccino e una brioche direttamente in stazione. Era piena di gente, di voci, di valigie pronte a partire.
Faceva caldo, ma nell’aria c’era la freschezza dell’inizio delle vacanze.
Laura si sedette nella sala d’attesa, trovando fortunatamente un posto libero.
La sala era stracolma. Molti viaggiatori arrivavano da lontano, in attesa delle coincidenze per il sud o la riviera.
Il pianto di un bambino stanco di aspettare si mescolava alle risate di altri bambini, impazienti di partire.
Laura osservava in silenzio. Era una donna semplice, delicata, leggera, affettuosa.
Alle 09:50 fu annunciato l’Espresso 11562 Suisse Adria Express, in arrivo sul binario uno.
L’amica l’aspettava lì. Salirono sul treno.
La gita a Venezia fu piacevole. Uno stacco dalla quotidianità, dal lavoro, dalle notizie.
Tornò a Bologna quando era già buio, alle dieci e venticinque di sera… di quel 2 agosto 1980.
Nel viaggio di ritorno, su un autobus sostitutivo — a Bologna non arrivava alcun treno — seppe dell’attentato.
Allora non esistevano i cellulari.
Solo al suo arrivo scoprimmo che non era tra le vittime. Dodici ore di angosciosa attesa e ricerca: comunicazioni telefoniche, numeri e nomi cercati ovunque.
Oggi l’Espresso 11562 non parte più. Ma quel giorno, per Laura, partì in tempo.
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