LETTERA E3 EST

di giuseppe bambace.

 


Autore: Giuseppe BAMBACE

CORSO DI SCRITTURA – LETTERA E3
EST


EST è il punto cardinale che mi emoziona maggiormente.

Risplende di simbolismi, che abbracciano il senso profondo della nostra esistenza, che contemplano la spiritualità più genuina, che sprigionano energia vitale per le membra e la mente.

Innanzitutto è il punto corrispondente alla nascita del nuovo giorno, il punto dell’orizzonte dove sorge l’astro per eccellenza del nostro sistema solare, la stella che ad ogni nuova alba rinnova le condizioni fondamentali per la vita animale e vegetale su questo minuscolo pianeta che ci ospita, che matura il grano, favorisce la fotosintesi, influenza l’umore, trasforma calore in energia. 

L’alba è un tempo immobile, in cui si può osservare l’inizio del giorno, un’emozione sospesa, il fascino di nuove opportunità, la suggestione di nuove promesse.

Non a caso l’est si recita anche con la parola levante, termine che ha la stessa radice di "levare", cioè sollevare, che richiama strettamente il simbolo dell’alba.

Infatti nelle differenti metafore presenti in letteratura, l'est corrisponde all’inizio, all’infanzia, al carattere sanguigno non ancora plasmato dai costumi sociali, persino in astrologia l’est determina l’ascendente, che rappresenta il proprio modo di essere nell’approccio al mondo.

L’est si definisce spesso con il termine Oriente, in una visione Europa-centrica della gerarchia del mondo. In questa presunzione ormai sepolta dai recenti accadimenti sia politici che economici,  si etichettano le terre come Medio Oriente, Estremo Oriente, Sud-est asiatico o Asia in generale. Per secoli esploratori e naviganti europei identificavano l’oriente come l’ignoto con un’accezione negativa di luogo infestato di draghi e mostri marini, almeno fino a quando Marco Paolo al rientro in patria presentò un mondo sorprendente, che stuzzicò l’avidità di commercianti e trafficanti di ogni specie.  

Ma L'Oriente, scarsamente presente nei nostri programmi scolastici, poco conosciuto nelle sue innumerevoli sfaccettature di etnie, culture, lingue, tradizioni, ha sempre simboleggiato la nascita e la crescita, la sorgente della luce, intesa in senso metaforico come fonte di illuminazione rappresentata dalla conoscenza, in contrapposizione alle tenebre dell'ignoranza. 

Una valenza di spiritualità profonda, in omaggio alla quale in passato la maggior parte dei luoghi di culto, chiese e templi, erano rivolti verso est, da cui il verbo «orientare» che simboleggia la disposizione di questi edifici sacri verso il sorgere del Sole. Personalmente ho avuto il privilegio di visitare lo splendido tempio di Konark, nella regione indiana di Orissa. Costruito in pietra nella foggia di un gigantesco carro con 7 cavalli e 24 ruote di oltre 3 metri di diametro, trasporta il dio sole Surya attraverso i cieli. Tra gli innumerevoli bassorilievi in pietra che lo ornano, un’immagine del Dio è posizionata nella giusta direzione per catturare i raggi del sole al mattino.


Oltre a rappresentare la Culla delle tre religioni monoteiste, l’Oriente ci ha donato anche il grande insegnamento del buddhismo, che in estrema sintesi indirizza l’adepto verso l’abbandono di tutte le azioni negative di corpo, parola e mente, eliminando tutti i veleni della mente e coltivando tutti gli aspetti positivi.

Ce lo rivela l’etimologia della parola Buddha, che significa infatti prendere conoscenza, svegliarsi, simbolo del passaggio della coscienza dalla condizione di sonno a quella di piena realizzazione.

Principi che sono stati elaborati e divulgati anche da Confucio, nella sua filosofia dell’etica, della politica e del comportamento umano. La sua visione della vita basata sull’armonia interiore, il rispetto delle relazioni, la virtù e la giustizia sono ancora attuali in un tempo di caos e frammentazione.

La ricerca continua del proprio karma, gli slanci mistici degli asceti, la relazione panteistica con le creature viventi animali e vegetali sono fonte inesauribile di ripensamento sugli eccessi del materialismo che si stanno impossessando dell’homo oeconomicus.

A oltre duemila anni di distanza, la saggezza dei maestri orientali continua a risuonare come monito di valore universale, perché nutre la natura umana nel profondo: il desiderio di pace, la virtù dell’esempio, l’importanza dell’educazione, la ricerca del miglioramento personale. 

In contrapposizione alla logica spietata dei grandi gruppi finanziari, che operano col criterio “se non sei attorno al tavolo che conta, sei nel menù”, i pensatori orientali ci esortano a comprendere che nel tempo che ci è concesso non conta arrivare primi, ma adornare la nostra vita col coraggio di diventare più giusti, più completi, più consapevoli.

Risvegliati, il pensiero limpido, l’affresco della vita ripulito dalle spore dell’ignoranza, dalle scorie della paura, finalmente liberi.








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